VENEZIA - Basta scrivere che arriva il maltempo e a Venezia è allarme acqua alta. Avete mai visto le facce serafiche dei camerieri del Danieli quando mettono le passerelle per arrivare alla reception pure allagata? Nemmeno io, ma me le hanno raccontate.
Venezia è una città bellissima, con l'acqua alta unica al mondo. I veneziani sono abituati, i turisti impazziscono. Purtroppo il valore dell'unicità è sempre meno di moda, fottuto e infettato dal consumismo e dalla mentalità low cost a tutti i costi. Venezia è scomoda, non si può prendere un vaporetto come una metropolitana. E gli stivali di gomma ormai se li mettono anche le signore di via Montenapoleone.
L'ignoranza del valore dell'unicità penalizza il mondo del cibo e del vino. Il pranzo da un grande chef o una bottiglia di vino ricercato, non valgono un I-phone "che ti dura", un Woolrich o come si chiama, l'ultima borsa per sentirsi un po' dentro Sex and the City anche abitando a Perugia. Non se ne coglie l'unicità, il momento da fermare nel tempo per sempre. Ci si consuma.
Ieri ho aperto un Brunello di Montalcino Poggio Doria 2005 della fattoria Nardi. Un'annata "minore" il 2005, un non-Brunello dicono alcuni. Pronto da bere più di altri millesimi di Brunello, oggi o mai più. Dicono... Torna l'unicità. Profumava di alloro e sottobosco, sembrava di stare in campagna sotto la pioggia. Aveva il colore come di un prelievo di sangue alla vigna. Discreti alcol e tannino non interrompevano la conversazione.
Non voleva togliere attenzione ai commensali, diventare protagonista della tavola. Stava lì davanti al fuoco con la pioggia fuori. Un vino di campagna. E un'annata che continua a godere delle mie simpatie come il '97 delle mie antipatie. Come Venezia, stucchevolmente turistica senza Casanova come senza l'acqua alta.

Che delizia il tuo scritto, che parallelo raffinato.
RispondiEliminaChe poesia la descrizione del Brunello......