VERONA - Quest'anno Vinitaly all'insegna di grandi cuochi e personaggi famosi a far da traino al vino secondo un marketing consolidato. Ma come l'anno scorso, parliamo di vino. Nel 2009 ho citato qualche etichetta secondo me da non perdere e quando sono uscite le guide c'erano diverse conferme: Scirus 2006, il Brunello di Salvioni 2004, il Flaccianello della Pieve 2006.
Il miglior assaggio del mio Vinitaly 2010 è stato in assoluto il Chianti classico riserva Il Poggio 2006 del Castello di Monsanto. Un sangiovese della Val d'Elsa, centro della Toscana, di rare eleganza e profondità. Una delle aziende che ha ancora il coraggio di saltare le annate non eccellenti, come la 2005, come i francesi, come l'enologia di antica tradizione: 94/100
Il secondo vino è stato il Sagrantino di Montefalco 25 anni di Caprai. Solitamente in questa fase preferisco il Collepiano, ma dalla calda vendemmia 2007 esce un "25 anni" di raffinata imponenza se si considerano tra l'altro gli appena tre anni di vita.
Restando in Umbria, ottimo il Prova d'Autore 2007 di Roccafiore che dimostra la bontà del blend tra Sagrantino e Montepulciano (molto più che col merlot) e per i bianchi segnalazione per l'Hédoné 2009 Cirulli, un bianco di uvaggio Orvieto classico con piccola aggiunta di Incrocio Manzoni: fresco e minerale.
Sempre per i bianchi da segnalare il nuovo Vermentino maremmano di Cecchi dalla bella bottiglia stile borgognone con etichetta solare e fresca come ci si aspetta da un vino chic da estate. Mentre tra i dolci, eleganza top per il moscato della Crotta dei Vigneron della Val d'Aosta.
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