ARLATE BRIANZA - Il Gianni Mura erede del Gianni Brera nella penna e nel phisique du role, ha scritto che alla Tavola del Conte del Contrada Resort 1711 ha mangiato "la miglior polenta della Lombardia degli ultimi tre mesi". Francesco Arrigoni sul blog del Corsera, già allievo (vero) di Veronelli, ha definito il ristorante la "speranza gastronomica del Lecchese".
In un dedalo di stradine ai piedi della scalinata della basilica di San Gottardo c'è un borghetto trasformato in resort con 23 camere tutte diverse e docce con l'eco tanto son grandi. Bici per correre sull'Adda e la Ti-Sana-Spa con tutti i ritrovati più fighi del benessere (compresi quei pesciolini che mangiano le pellicine).
Il buongustaio che approda su questa riva d'Adda sogna lucci, risotti e polente appunto come consigliano gli esperti e come è giusto per dare carattere a uno dei tanti bei ristoranti? Forse non tutti sono figli della famiglia Della Zolla impegnati a districarsi tra le ricette tipiche (e altrove spesso farlocche). Giusto dosarle e accontentare il Brambilla self made che ha vinto la pellagra dei Promessi sposi.
E godersi così il cervella di vitello impanato coi fiori di zucchine e salsa di Bitto; ricci e tartufi di mare; gli spaghetti alla chitarra con astice, peperoncino e menta fresca simbolo di un'ordinazione rampante che trova qui un piatto prototipo di cura del dettaglio; ancora il risotto ai pomodori di cui scrissi qualche anno fa; la variazione di manzo, i dolci e i formaggi... Con un minerale Rossj-Bass di Gaja d'annata. Conto sui 70-80 euro.
Il cuoco Vincenzo Di Grande in meno di un anno si è fatto così apprezzare come ai tempi del Colombaio di Casole d'Elsa che portò a 15/20 dopo le sue esperienze tra gli altri da Arzak e Berasategui. Ho visto le foto del letto a castello diviso con gli apprendisti giapponesi dallo chef de cuisine tornato chef de partie per rubare il mestiere ai migliori colleghi. Sarà trattenuto dalla riva "baggiana" dell'Adda?

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