lunedì 10 maggio 2010

Quattro Chiodini al Bar

LUCCA - Se il numero di librerie è indicativo del livello culturale di una città, Lucca mi spiega insieme alle strade pulite e ben asfaltate, negozi dal non stucchevole aspetto commerciale e monumenti fruibili, come mai ne rimanga sempre attratto. Bevute a parte.

E se Elisa Baciocchi voleva francesizzare quella che il fratello Napoleone chiamava la Repubblica nana, forse non è un caso che l'Anteprima dei "Grandi Cru" della Costa, dei grandi vini delle quattro province costiere detti proprio alla francese, si tenga tra queste mura.

E nel collegio ormai "Real" ma già dei Borbone e dei Lorena, che insomma ogni nuovo padrone si sentiva in dovere di ribattezzare per apporre il proprio blasone all'istituzione scolastica. Così anche i vini che hanno svettato nelle degustazioni, se si vuole, eran quelli più francesizzanti.

Valgiano, ad esempio, con quell'idea però di non farsi francesizzare dalla Madame rimasta nel sangue e nel blend (col sangiovese). Buoni tra gli altri miei assaggi il Grotte Rosse di Salustri 2007 e Le Calle Montecucco, sempre tra gli autoctoni per altro "bio".

Ma c'era un'altra specialità molto più prosaica a Lucca. Si chiama Chiodino e non è un piccolo pagherò, ma un piccolo spritz. A Firenze e in Toscana a volte chiamato anche bicicletta. Lo servono insieme al Peschino, al Barino (è tutto 'ino, ma alla fine si esce storti lo stesso), in piazza San Michele.

Ufficialmente si chiama Caffè del Mercato (tel. 0583494127), ma è conosciuto appunto come il barino ed è frequentato da una gioventù un-po'-meglio della meglio-gioventù-figlia. In cui cioè l'appartenenza radical chic o fighetta che sia, importa poco o nulla a chi traccheggia sulle scale della chiesa col bicchiere in mano.

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